lunedì 23 giugno 2014
NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE DI BERGAMO DELLA ALM-AGL (Metalmeccanici)
Trattasi di Gheorghe Nesfintu, cell. 3285987311, e-mail nesfintugheorghe@live.it .
A Gheorghe i migliori auguri di buon lavoro da tutta l'AGL.
Siti di interesse:
http://agl-alleanzageneraledellavoro.blogspot.it
http://alm-agl.blogspot.it
http://alei-agl.blogspot.it
http://agl-lombardia.blogspot.it
http://agl-europa.blogspot.it
martedì 3 giugno 2014
MINISTRO POLETTI: ALLA VIGILIA DELL'EXPO E ALLA LUCE DEI SEGUENTI GRAVISSIMI FATTI, NON LE SEMBRA OPPORTUNO DARE UNA "AGGIUSTATINA" AI VERTICI AMMINISTRATIVI E ISPETTIVI DELLA DIREZIONE REGIONALE DEL LAVORO DELLA LOMBARDIA E DELLA DIREZIONE TERRITORIALE DEL LAVORO DI MILANO?
da www.corriere.it
Si vendevano per un frigorifero, un viaggio ai Caraibi, un altro
a Disneyland Parigi, un orologio, un borsellino Louis Vuitton, un
condizionatore, soldi contanti. Gli ispettori del lavoro, perennemente
eccitati dall?idea di un regalo in arrivo, accettavano di tutto.
Vivevano in funzione delle mazzette, dei doni, degli euro consegnati in
una busta e dentro la confezione di un cd musicale. Del resto il
mantra, come sintetizzato da un altro della banda che falsificava i
tachigrafi dei camion e risparmiava multe ai guidatori e guai alle loro
aziende, era il seguente: «Tutto si può fare, basta pagare». Pensiero e
parole, per il dolore dell?Arma, dell?appuntato Antonio Sorrentino, lui
pure arrestato con i tre ispettori. Il carabiniere infedele Sorrentino
pilotava le denunce, le aggiustava . La Direzione milanese del lavoro è
nella bufera, per questo marcio che avanza: l?inchiesta, condotta dagli
stessi carabinieri che non hanno esitato a far piazza pulita, per prima
cosa al proprio interno, senza sconti, con decisione, è la seconda
tranche. Mesi fa già era finita in manette lady bustarella , al secolo
Maria Assunta Spanò, 49 anni, che, beccata e catturata, s?era subito
messa a cantare , vendendosi i soci. Lady bustarella aveva fatto nomi,
aveva spiegato come funzionavano i traffici sporchi, aveva elencato come
s?era arricchita nel corso degli anni. Con lei agiva il socio Stefano
Martinelli. Costui, presentato e introdotto nelle ditte di camion dalla
Spanò, assicurava agli imprenditori che con un software da lui
inventato si potevano alterare i dati dei tachigrafi. I camionisti
debbono rispettare, oltre che il codice della strada, precise
disposizioni sui tempi e i chilometri della guida. In caso di
infrazioni, rischiano la patente e il posto di lavoro. Ma in virtù delle
azioni criminali della banda, ci son stati camionisti che hanno evitato
di perdere anche 62 punti sulla patente e multe da migliaia di euro.
Sei in totale, a quest?ultimo giro, gli arrestati. Del carabiniere
Sorrentino, 48 anni, abbiamo detto. Si aggiungano altri tre ispettori
della Direzione del lavoro che incassavano e due imprenditori che
pagavano. Gli ispettori: Giuseppe De Fina (57 anni), Elio Montini (56) e
Giuseppe Pellerito (51). Gli imprenditori: Salvatore Castaldi (44i) e
Pietro Ciprì (41). Nelle pagine di custodia firmate dal gip Giuseppe
Gennari scorrono avidità e incassi fraudolenti, denaro in cambio di
«controlli leggeri», e scorrono questi titolari d?azienda che anziché
indignarsi, denunciare, non fiatavano: vedevano com?era il sistema e si
adattavano, senza alcun scrupolo morale. Le ispezioni di Spanò e
compagnia erano piuttosto visite di piacere, un caffè, quattro
chiacchiere e due risate, insomma una farsa. E intanto si ignoravano
camionisti che bruciavano le tappe, guidavano stanchi morti e andavano a
folle velocità, per consegnare prima la merce e ricevere un premio in
busta paga. Le indagini sono dei carabinieri del Nucleo tutela del
lavoro: in sei mesi, trenta gli episodi accertati. Gli ingranaggi erano
così oliati che gli arrestati si permettevano di far gli snob. Sentite
un racconto della Spanò: «De Fina non mancava mai di farmi pesare quanto
mi aiutasse e tutte le volte che io gli chiedevo di darmi una mano
nelle verifiche, mi sentivo in obbligo e allora lui chiedeva qualcosa...
Disse che aveva bisogno di un condizionatore Daikin con due split...
Lo voleva color argento... Ricevetti a casa il prodotto... De Fina venne
a ritirare ma quando scoprì che era bianco e non argento si arrabbiò
molto...».
(01 giugno 2014) - Corriere della Sera
da www.ilgiorno.it
L?operazione? Sei arresti. Tra loro ispettori del lavoro, due imprenditori, un carabiniere infedele: «Se pagano faccio tutto»
Fermata la banda del tachigrafo
Si vendevano ai camionisti per frigoriferi, condizionatori e viaggi ai Caraibi Griffati «In cambio la ditta mi ha regalato una borsa e un portafogli di Louis Vuitton»
Galli Andrea
Pagina 05(01 giugno 2014) - Corriere della Sera
da www.ilgiorno.it
Cronotachigrafi dei tir truccati, sei arresti
Il gruppo, formato da tre ispettori del lavoro, un appuntato dei carabinieri e due imprenditori nel settore dell'autotrasporto, in cambio di mazzette, faceva evitare le sanzioni agli autisti dei tir in caso di violazioni. In sei mesi almeno 30 gli episodi accertati
Milano, 31 maggio 2014 - Sei ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri a Milano nei confronti di tre ispettori del lavoro, un appuntato dei carabinieri e due imprenditori nel settore dell'autotrasporto, accusati a vario titolo di truffa ai danni dello Stato, corruzione, concussione, falso materiale.
Il gruppo di ispettori offriva agli imprenditori la possibilita' di truccare i cronotachigrafi dei tir (una sorta di scatola nera del mezzo che registra velocita', distanze percorse e altri parametri) e di evitare le sanzioni in caso di violazioni in cambio di una mazzetta. In genere la percentuale era del dieci per cento per multe che potevano superare anche i 30mila euro o, ancora peggio, costare la patente agli autotrasportatori.
In sei mesi sono almeno 30 gli episodi accertati dai militari del Nucleo Tutela del lavoro, che hanno lavorato in stretta connessione con l'ispettorato. L'inchiesta nasce come costola di un'altra indagine avviata la scorsa estate, quando ad essere arrestati furono un'ispettrice e l'ideatore di un software utilizzato nella truffa. Tra le sei ordinanze di custodia firmate dal gip Giuseppe Gennari, eseguite ieri su richiesta del pm del tribunale di Milano Giovanni Polizzi, 4 sono ai domiciliari e due in carcere: il carabiniere, che prestava servizio nell'hinterland di Milano (che aveva un ruolo di consulente) e un ispettore (accusato anche di aver effettuato controlli fuori dall'orario di lavoro e di aver comunque incassato l'indennita' di servizio).
da www.milano.corriere.it
All’estero il tesoro degli ispettori
2 giugno 2014 | 11:12
Milano, 31 maggio 2014 - Sei ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri a Milano nei confronti di tre ispettori del lavoro, un appuntato dei carabinieri e due imprenditori nel settore dell'autotrasporto, accusati a vario titolo di truffa ai danni dello Stato, corruzione, concussione, falso materiale.
Il gruppo di ispettori offriva agli imprenditori la possibilita' di truccare i cronotachigrafi dei tir (una sorta di scatola nera del mezzo che registra velocita', distanze percorse e altri parametri) e di evitare le sanzioni in caso di violazioni in cambio di una mazzetta. In genere la percentuale era del dieci per cento per multe che potevano superare anche i 30mila euro o, ancora peggio, costare la patente agli autotrasportatori.
In sei mesi sono almeno 30 gli episodi accertati dai militari del Nucleo Tutela del lavoro, che hanno lavorato in stretta connessione con l'ispettorato. L'inchiesta nasce come costola di un'altra indagine avviata la scorsa estate, quando ad essere arrestati furono un'ispettrice e l'ideatore di un software utilizzato nella truffa. Tra le sei ordinanze di custodia firmate dal gip Giuseppe Gennari, eseguite ieri su richiesta del pm del tribunale di Milano Giovanni Polizzi, 4 sono ai domiciliari e due in carcere: il carabiniere, che prestava servizio nell'hinterland di Milano (che aveva un ruolo di consulente) e un ispettore (accusato anche di aver effettuato controlli fuori dall'orario di lavoro e di aver comunque incassato l'indennita' di servizio).
da www.milano.corriere.it
Il caso
All’estero il tesoro degli ispettori
Le ditte: obbligati alla mazzetta
Auto e ville in Sudamerica con le bustarelle. Il giallo del piano anticorruzione
di Andrea Galli
Ma chi controllava i controllori? E gli ultimi tre ispettori arrestati, godevano di coperture? Possibile che nessuno mai si sia fatto una domanda pur conoscendo, perché lui faceva di tutto per pubblicizzarlo, l’abissale divario tra il salario e il tenore di vita dell’ispettore del lavoro Giuseppe Pellerito? Se è stata chiusa l’inchiesta dei carabinieri sullo scandalo dei tachigrafi, alterati dai dipendenti della Direzione del lavoro in cambio di soldi e regali, gli accertamenti investigativi proseguono. Dopo i sei in manette (oltre appunto ai tre ispettori, ci sono due imprenditore e un appuntato dei carabinieri) ci sono tanti misteri da decifrare e scoperchiare. Bisogna vedere se, per esempio, oltre a quello dei tachigrafi ci sia un altro settore professionale oggetto di ruberie e cattivi comportamenti. E quanti altri Pellerito ci potrebbero essere fra i suoi colleghi? Per la cronaca Pellerito, nato a Milano nel 1962 e qui in città residente in via Damiano Chiesa, è quello descritto da Maria Assunta Spanò, classe ‘53, originaria di Reggio Calabria, residente a Siziano, in provincia di Pavia, lei pure ispettore del lavoro, già arrestata sempre per bustarelle, e grande accusatrice con le sue confessioni del sistema-tachigrafi.
Il tenore di vita sospetto
Ha detto Spanò su Pellerito: «Conduce un tenore di vita assolutamente sproporzionato al suo reddito da lavoro, anche a detta di altri colleghi, possiede una barca in Croazia, una casa in Messico... e oltre tutto lavora part-time», peraltro con uno stipendio da statale. E pensare che nelle Direzioni del lavoro c’è, ci sarebbe anche un piano anti-corruzione da rispettare. Il piano, per esempio, prevede una rotazione degli incarichi di capo-ufficio, ma il turnover sarebbe soltanto sulla carta. Altro tema da approfondire riguarda i rimborsi spesa presentati dagli ispettori e il fatto che molti di loro evitino perfino di passare per l’ufficio ma stiano fuori tutto il giorno, comportandosi come liberi professionisti, senza rendere conto a nessuno del proprio operato. E allora, forse, in assenza d’un argine all’interno, era difficile pretendere che potesse esserci all’esterno, dove peraltro i titolari delle ditte di camion visitate dagli ispettori hanno dimostrato di volersi adattare da subito alle mazzette. Ha raccontato uno degli arrestati ai carabinieri: «Andai da Pellerito e poiché lui insisteva nel voler controllare la Zama, gli dissi che io avevo in verifica l’Eurotrans che sapevo interessare a lui, e in effetti lui mi disse che quella ditta non gliela dovevo toccare e non dovevo elevare alcuna violazione, al limite potevo contestare 150 euro di violazioni e lui avrebbe fatto altrettanto con la Zama. Io però gli dissi che la verifica alla Eurotrans era già stata completata e che l’avevo già aiutato, quindi non potevo e non volevo fare come lui mi aveva chiesto. Ho contestato alla Eurotrans 5.000 euro di sanzioni. Dalla Eurotrans ricevetti come regalia 3.000 euro in una busta in mezzo a un giornale dal responsabile della ditta Marco Stefano che mi disse: «Sono disposto a tutto, faccia lei».
La regola di mercato
I titolari delle aziende nemmeno lo mettevano in discussione: bisognava inchinarsi agli ispettori, bisognava aggiustare , e loro si comportavano di conseguenza. Del resto, come ha spiegato uno di loro, la questione è molto semplice: «La bustarella è una sorta di regola di mercato. Nel senso che tutti gli altri pagano e tu che cosa fai? Imiti la concorrenza». Siano piccoli o grandi appalti, siano le opere pubbliche o i tachigrafi dei camion, poco cambia: ci si mette d’accordo. Ci s’ingegna. Ci sono stati imprenditori che, in mancanza di denaro contante pronto per il versamento, hanno donato quel che avevano. In un caso, anche un bancale di pellet; l’ispettore corruttore aveva una stufa e il pellet capitava a meraviglia. Fu caricato su un camion e portato a destinazione.
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